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Digitale terrestre, a metà novembre lo switch off di Roma

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14 ottobre 2009

Mancano pochi giorni al passaggio definitivo di Roma al digitale terrestre. Il 16 novembre la capitale dirà addio alla vecchia tv analogica, anticipando Londra, Parigi e Madrid. Lo ha annunciato il viceministro alle Comunicazioni Paolo Romani, al convegno che ha riunito tutti i brodcaster per fare il punto sul passaggio alla nuova tecnologia a metà dei 90 giorni che tra settembre e dicembre porteranno il digitale terrestre nelle case del 30% degli italiani.

«Siamo al punto di non ritorno», ha detto Romani, rivendicando per l'Italia il ruolo di «Paese protagonista».
Una rivoluzione che porterà a 34 i canali nazionali gratuiti rispetto ai 10 analogici. Secondo i dati del ministero dello Sviluppo economico, entro la fine di quest'anno il digitale terrestre entrerà nelle case di 6,2 milioni di famiglie, pari al 30% della popolazione. Un numero destinato a crescere progressivamente: nel 2010 la percentuale sarà alzata al 68% e, nel 2011, all'81%. Nel 2012 il passaggio sarà completato per tutti. Un termine, quello dello switch off definitivo, che il presidente dell'Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, Corrado Calabrò, ha chiesto ancora una volta di «anticipare», evitando di «lasciare indietro la Calabria e la Sicilia». Ipotesi che il governo non esclude, «se si risolveranno tutti i problemi di coordinamento delle frequenze con gli Stati confinanti», ha spiegato Romani. Trovato l'accordo con la Francia e sostanzialmente con la Svizzera e con il Vaticano, restano aperti i fronti della riviera adriatica (e quindi il coordinamento con i Paesi dell'ex Jugoslavia) e della Sicilia (con i Paesi del Mediterraneo).

Nel giorno dello switch over di Raidue e Retequattro a Napoli e in Campania e alla vigilia dello switch off in Trentino Alto Adige, previsto giovedì, Romani ha rivendicato il successo di scelte come «le task force regionali» e «il contributo statale per le fasce più deboli, erogato fin qui a 926 mila famiglie, per un totale di 210 milioni di euro usati per acquistare 2,2 milioni di decoder interattivi». Al termine di questo «passaggio epocale», ha ricordato, «metteremo a gara cinque multiplex digitali e un multiplex Dvbh».

Ad Andrea Ambrogetti, presidente dell'associazione DGTVi, il compito di snocciolare le cifre dei 90 giorni che cambieranno il volto della nostra tv: «Saranno coinvolti 15,5 milioni di individui, 6,2 milioni di famiglie, 5 regioni e 2 province autonome, 2.085 comuni, 279 emittenti e circa 6.170 impianti. A fine 2009 17,6 milioni di italiani saranno all digital». Intanto cresce la penetrazione del Dtt («tra aprile e settembre è raddoppiata, toccando il 93% in Valle d'Aosta, il 73.3% in Piemonte occidentale, il 50.3% in Trentino, il 72% in Alto Adige, il 75% nel Lazio e il 55% in Campania») e aumentano gli ascolti: «A settembre per la prima volta - ha detto Ambrogetti - il Dtt ha superato il satellite, sfiorando il 19%».

Se il presidente della Rai, Paolo Garimberti, ha rivendicato il ruolo di «locomotiva» svolto fin qui dalla tv pubblica, chiedendo però al governo «un impegno più serio nella lotta contro l'evasione dal canone», il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, ha ricordato gli effetti positivi del passaggio alla nuova tecnologia in termini di «pluralismo», invitando tutti gli operatori alla cooperazione anche sul fronte della banda larga. Auspicio condiviso dall'amministratore delegato di Telecom Italia, Franco Bernabè, che ha assicurato che l'azienda non ha alcuna intenzione di «ridimensionare» il suo ruolo nella tv digitale, settore nel quale ha investito 300 milioni per la trasformazione degli impianti. «Fa piacere - ha commentato Tarak Ben Ammar, presidente di D-Free - che l'Italia sia avanti in Europa su questo fronte: è una vera dimostrazione di pluralismo. Ho avuto ragione a credere nel digitale terrestre, ma anche nel convincere Murdoch a venire in Italia per creare Sky, con l'aiuto del governo Berlusconi. La competizione - ha concluso - è la cosa più bella che c'è».

14 ottobre 2009
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